Un percorso virtuoso
Nel vasto panorama del volontariato sta assumendo sempre maggior risalto il fenomeno del volontariato d’impresa: partnership tra imprese e associazioni non profit che operano nel terzo settore finalizzate a incoraggiare e favorire la partecipazione dei lavoratori dipendenti ad attività benefiche nelle comunità locali. I lavoratori delle aziende che aderiscono a questi programmi si recano durante l’orario di lavoro presso enti e associazioni di volontariato per mettere a disposizione le proprie competenze professionali. Le imprese profit donano tempo retribuito al settore non profit e in cambio ottengono lo sviluppo di reti sociali che portano valore al territorio, il consolidamento della propria reputazione aziendale, il miglioramento del clima e della capacità di lavorare in squadra. Da questo scambio si genera una relazione strategica che produce valore per entrambi gli attori. Rappresentative in tal senso sono le osservazioni di Paolo Anselmi, Vicepresidente di GFK Italia, per il quale “il volontariato d’impresa è un percorso virtuoso, il cui potenziale è ancora in buona parte inespresso. Per rafforzarne la crescita sarà decisivo il bilanciamento tra l’approccio top-down, che al momento resta prevalente alla luce del coinvolgimento diretto del management, e la spinta bottom-up che può derivare da un ruolo attivo dei dipendenti anche nella fase di progettazione”.
Le origini del fenomeno
Il fenomeno del volontariato d’impresa nato negli Stati Uniti ha contagiato negli ultimi anni il mondo Anglosassone e l’Europa. Anche in Italia il volontariato d’impresa si sta facendo lentamente strada, dove di recente è stato adottato dai gruppi multinazionali e in misura minore dalle grandi aziende e dalle PMI. Conferma questa tendenza una ricerca condotta dalla Fondazione Solidas e presentata da Assolombardia. La ricerca è stata condotta su un campione di 126 azienda di tutte le dimensioni Il 61% delle aziende intervistate hanno dichiarato di promuovere attività di volontariato d’impresa e una parte di queste lo fa da almeno 5 anni.
Format più diffusi
Il format di volontariato d’impresa più diffuso e utilizzato è il “Community Day”: una volta l’anno una giornata di lavoro viene interamente dedicata ad attività sociali. Duecento dipendenti di L’Oreal Italia hanno partecipato al Citizen Day mettendo il loro tempo a disposizione dell’Associazione Sindrome di Down e dell’Associazione Sclerosi Multipla. Sessanta dipendenti di Sanofi hanno lavorato a fianco delle Suore dell’Associazione Nocetum per assistere i richiedenti asilo. Ogni giugno i dipendenti di Mellin, Danone Italia e Nutricia Italia aiutano i volontari del banco alimentare della Lombardia. Siav SpA di Padova ha organizzato per la prima volta nel 2019 un “Impact day”, giornata in cui oltre 100 dipendenti dell’azienda hanno svolto lavori di manutenzione e assistenza in supporto degli ospiti della comunità Villaggio Sant’Antonio.
Oltre alle giornate annuali di volontariato, esistono anche programmi più strutturati e a lungo termine.
Il Gruppo BancoBpm ha dato via al progetto VolontariAmo che promuove attivamente la cultura del servizio volontario organizzando giornate regolarmente retribuite in cui i dipendenti supportano associazioni non profit. Impegnate in questo progetto sono 4 risorse dell’ufficio risorse umane; in un anno sono stati coinvolti 305 dipendenti e 28 associazioni collocate in 22 diverse città italiane. I volontari hanno lavorato a contatto con categorie sociali “deboli”: anziani, persone con disabilità, persone senza fissa dimora, persone di origine straniera svolgendo le attività più disparate (pulizia magazzini, imbiancatura pareti, servizio mensa, confezionamento e consegna pacchi, raccolta frutta e verdura..etc).
Un altro esempio di eccellenza è il progetto “Bricolage del Cuore” di Leroy Merlin. Partito nel 2014, il progetto unisce azienda, collaboratori, comunità e persone in difficoltà. Il progetto ha come obiettivo “la lotta alla povertà abitativa” ed interviene su strutture private, centri di accoglienza, istituti scolastici e beni comuni. Tutti i dipendenti di Leroy Merlin Italia hanno la possibilità di mettere a disposizione, su base volontaria, una giornata lavorativa all’anno da dedicare ad attività socialmente utili per fare quello di cui sono più esperti: bricolage per il miglioramento di giardini e strutture. Il progetto in 4 anni ha consentito di realizzare 20 mila ore di volontariato in tutta Italia. Da questa positiva esperienza è nata l’idea di creare l’Associazione Bricolage del Cuore che raccoglie tutte le persone che hanno la volontà di mettere a disposizione il proprio tempo e la propria manualità per progetti di ristrutturazione, manutenzione e decoro di abitazioni e strutture pubbliche e private. I nuovi cantieri previsti quindi non coinvolgeranno solo dipendenti di Leroy Merlin, ma tutto il territorio, clienti e in generale chiunque abbia voglia di impegnare il proprio tempo libero in modo positivo.
Si potrebbero fare molti altri esempi di aziende che spingono impiegati e manager verso diverse forme di volontariato. Le motivazioni alla base di queste iniziative sono diverse. Adriana Spazzoli, Presidente di Soliditas, spiega che in seguito alla realizzazione di progetti di volontariato il 60% delle aziende rileva un maggior coinvolgimento dei propri collaboratori nelle attività quotidiane, il 49% il miglioramento del clima aziendale, il 38% un miglior lavoro di squadra e il 28%l’aumento della fidelizzazione dei dipendenti. Vanno considerati inoltre i numerosi benefici che coinvolgono i dipendenti che fanno volontariato, che sentono di fare qualcosa di utile, riescono a sviluppare nuove competenze relazionali e accrescono la propria sintonia valoriale con l’azienda.
Da non trascurare l’aspetto del marketing, fare beneficienza e organizzare giornate di volontariato aiuta e rafforza il brand e l’immagine e la reputazione aziendale.